Di Notte, Un Incontro
Di: J.J. (jjblue10@hotmail.com)


Notte.
Non troppo serena.
Freddo.
Terribile.
E una stanchezza pesante addosso.
Assieme all'odio per quell'incarico.
Il vento gli soffiò addosso, gelido.
Senza misericordia.
Il suo fischio ebbe come risposta lo scrosciare sommesso del mare.
Scuro.

Minaccioso.

Un sospiro gli scappa dalle labbra.
Quella notte sembrava non finire mai...

E poi una voce risuonò divertita.
"Dobbiamo smetterla di vederci così Spada."
L'ombra si avvicinò alla luce lasciando chiaramente vedere la sua espressione arrogante e divertita.
"Molto, molto divertente Jesse, davvero. Devo riconoscere che la puntualità non è esattamente il tuo forte. Un altro minuto e ti saresti ritrovato a parlare con una statua di ghiaccio."
"Nah, non credo. In ogni caso posso sempre andarmene e ritornare fra un po' se insisti."
"NON PENSARCI NEMMENO!"
Non c'era traccia di divertimento nella voce.
Il giovane Comandante dei Dimensionali sospirò annoiato.
"Se insisti." Concluse accomodandosi contro il muro.
"Non penserai di restare qui vero?" Chiese lo Sceriffo Stellare con tono a metà fra l'indignato e l'orrorrificato.
"Conti di portarmi da qualche altra parte? Come membro dei servizi segreti di Nuova Frontiera pensavo che potessi avere idee migliori che farti vedere in giro con il Comandante dei Dimensionali."
Dannato bastardo.
Capacissimo di congelare pur di far subire anche a lui lo stesso destino.
"Muoviti." Disse staccandosi finalmente da quel maledetto muro. "Conosco io un posto dove non ci noteranno."

Il posto dove non li avrebbero notati era un 'bar'.
Almeno Spada d'Argento pensò che lo fosse.
Fra tutto quel nauseante fumo di sigari e sigarette e la presenza di luci così tenui da permettere di distinguere solo vagamente i contorni era impossibile vederci bene.
Probabilmente era per questo che non li avrebbero notati.
Lì non si vedeva nulla o quasi.
Odiava quel genere di missioni.

Trovò, o meglio urtò una sedia libera e decise di arrischiare a sedersi.
Jesse afferrò una sedia, la liberò con una scrollata del suo occupante ubriaco che scivolò sul pavimento e si sedette al tavolo che lo Sceriffo aveva scelto.
Beh, almeno uno di loro si sentiva nel suo ambiente.
Stava per iniziare a parlare quando Jesse attrasse l'attenzione di una cameriera e ordinò qualcosa da bere.
Qualcosa di decisamente forte da bere.
"Non dovresti bere quella roba." Disse senza pensare a chi stava parlando.
"Portami quello che ho chiesto. E latte per mio fratello maggiore. Sai lui è del tipo bravo ragazzo." Disse con tono di scusa alla cameriera.
Non aggiunsero altro alla discussione finché non arrivarono le bevande.
"Allora fratellone, sei qui per farmi una predica da parte della mamma?" Attaccò senza preavviso il Comandante sorseggiando quel liquido che doveva avere più alcol di quanto fosse umanamente pensabile se ne potesse trovare in una bevanda.
Sarà ubriaco fradicio in pochi minuti.
"La 'mamma' vuole che ti parli dello zio Frankie fratellino. Sta causando un sacco di guai e lei pensava che forse tu potevi averlo visto."
"Il caro vecchio zio Frankie è una spina nel fianco per tutti. Molti progettano di dargli ciò che gli spetta. E non parlo di una gratifica natalizia."
"Jesse quell'uomo è pazzo. Se distrugge tutta Nuova Frontiera sarà inutile anche per voi conquistarla no?"
E poi non ti dispiace che la tua patria venga distrutta?
"Si, senza dubbio la perdita sarà ingente. Specie perché lo zio Frankie si è messo in testa di far saltare anche casa nostra. Sai è vero che l'universo è popolato da un sacco di esseri inferiori ma il nostro caro zietto usa mezzi un po' troppo drastici per liberarsene."
"Quando uno è convinto di essere stato mandato da Dio..."
"Per me Dio ha di meglio da fare che mandare un pazzo a distruggere lo spazio."
"Su questo sono d'accordo."
"Allora che cosa suggerisce di fare la 'mamma' con il caro zio Frankie?"
"Che ne diresti di uno scambio di informazioni?"
"E chi lo trova per primo si occupa di decidere del suo pensionamento."
"Scusa se te lo faccio notare ma noi non troviamo molto sicuro che lo zio si fermi da voi. Sai potrebbe farvi venire idee strane."
"Se vuoi possiamo rendervi le care spoglie. Lo zio è vecchio. Non credo ne avrà per molto. L'incontro con la sua adorata famiglia potrebbe essergli... fatale."
"Non stai parlando sul serio vero? Jesse quell'uomo dovrebbe essere curato non..."
"Sarà una cura un po' drastica. Ma efficace." Non c'era esitazione nella voce del ragazzo. E nemmeno rimorso.
I suoi occhi blu ghiaccio non mentivano.
Era questo che era diventato un ex-Sceriffo Stellare. La giovane promessa del Comando...
Una strana sensazione di tristezza lo assalì.
Se solo fosse riuscito a fermarlo quel giorno...
Se solo fosse riuscito...
Inutile lamentarsi di ciò che non si può cambiare.
Jesse lo fissava.
Cosa passava per la sua testa?
Quegli occhi freddi sembravano valutarlo attentamente, analizzandolo come se fosse un oggetto.
"E' finito il colloquio?" Indagò con un tono vagamente annoiato.
"Si, è finito."
Si sentiva stanco.
Era una leggenda vivente.
E non era stato capace di fermare un ragazzino.
Non era stato capace di impedirgli di rovinarsi la vita alleandosi con i Dimensionali.
Non era una leggenda.
Solo un uomo.
Gli uomini non sono perfetti.
A volte sbagliano.
E non sempre hanno l'occasione di rimediare ai propri errori.
"Hey Terra chiama Spada d'Argento. Ci sei o sei diventato improvvisamente sordo?"
"Eh? Cosa?" Tirato bruscamente fuori dai sui pensieri, Spada d'Argento tornò a prestare la sua attenzione al ragazzo.
"Ti ho fatto una domanda. La cosa più educata che puoi fare è darmi una risposta. Non sei tu l'esempio di perfezione del Comando?"
Spada d'Argento lo fissò confuso.
Poi scosse il capo iniziando a sentirsi stanco.
"Non sono un esempio di perfezione."
Jesse lo guardò, fra lo scettico e l'annoiato.
Non era particolarmente interessato a sapere come Spada d'Argento si sentisse ma poteva essergli sempre utile saperlo.
Dopo un attimo di esitazione decise che dopo tutto il suo orario di lavoro era finito e poteva anche permettersi di coltivare un po' i suoi interessi personali.
"Come sta April?" ripeté.
April. Non ci ha ancora rinunciato sembra.
"Allora? Non sai nemmeno come sta la tua bella?"
E evidentemente non ha neanche smesso di pensare di essere l'unico in grado di potersi prendere cura di lei.
"Sta bene."
Doveva aggiungere qualcosa? E cosa?
"Sa che sei qui?"
"Ovviamente no. Questa è una missione segreta dovresti saperlo." Rispose con la naturalezza che gli veniva nel parlare del suo dovere.
"Il dovere prima di se stessi. O della propria ragazza. Patetico."
"Non è patetico. E' giusto."
E poi pensò che forse era il caso di chiarire anche quel vecchio malinteso.
"April non è la mia ragazza, Jesse. Non lo è mai stata. Non ha senso che tu sia geloso di me per qualcosa che non ho."
"Qualcosa che non hai. E hai informato April di tutto questo o hai deciso di lasciarla vivere nell'illusione e nell'attesa?"
Il tono era chiaramente di disapprovazione.
"April NON è innamorata di me. Se proprio vuoi saperlo credo anzi che attualmente le piaccia Lampo. Credo che tu ti sia scelto il rivale sbagliato Jesse." Concluse in tono amaro.
Perché quest'amarezza? Io non amavo April vero? Il dovere per nuova Frontiera viene prima. Io e April eravamo d'accordo su questo. La pensavamo allo stesso modo. Ma ora lei...
Accorgendosi di essere di nuovo sotto il freddo sguardo di Jesse alzo gli occhi per incontrare quelli freddi del Comandante dei Dimensionali.
"E così hai lasciato che quel novellino testa-calda ti soffiasse la ragazza. Decisamente la tua fama è immeritata. Ti ho decisamente sopravvalutato. Sei un imbecille."
"IO NON ERO INNAMORATO DI APRIL!" Esplose incurante delle persone che gli stavano attorno e che fortunatamente erano troppo ubriache per notarlo.
Poi riprese velocemente il controllo di sé sedendosi bruscamente.
Ma perché me la sto prendendo così?"
"Idiota e pessimo bugiardo." Affermò Jesse con il tono di chi stabilisce un dato di fatto.
Al momento Spada d'Argento si sentì piuttosto incline ad essere d'accordo.
Ovviamente però non di fronte al giovane Comandante.
Non aveva molta importanza dopo tutto.
Jesse sembrava averlo capito lo stesso.
Accidenti al fatto che era un tipo molto intuitivo.
Oramai il Comandante aveva finito il quinto dei suoi drink.
Non sembrava ubriaco.
Neanche un po'.
Si sarebbe perfino potuto essere invidiosi di come sembrava reggere bene l'alcol.
Fortunatamente per lui Spada d'Argento non aveva bisogno di quella particolare abilità.
Jesse si alzò lasciando sul tavolo una manciata di banconote che bastava per pagare non solo il conto ma anche per fornire una larga mancia alla cameriera.
Visto il pessimo servizio e il pessimo ambiente Spada d'Argento era propenso a considerare che quell'extra fosse del tutto immeritato.
La cameriera, un tipo carino ma un po' volgare che mascherava la sua furbizia con una finta innocenza e stupidità, rivolse al comandante (subito dopo aver contato furtivamente e velocemente i soldi di mancia) un caldo sorriso pieno di secondi significati.
Jesse sorrise a sua volta, più un gesto meccanico che altro e uscì dal locale.
Spada d'Argento lo seguì velocemente.

Fuori l'aria era finalmente respirabile.
Ma ancora drammaticamente fredda.
Spada d'Argento quasi rimpianse l'aria pestilenziale del locale.
Jesse non disse nulla.
Ma aveva le mani nelle tasche del giubbotto.
E il giubbotto era bene allacciato.
Vestito da terrestre Jesse sembrava molto un essere umano.
In effetti lo era, si ricordò Spada d'Argento.
La melodia della fisarmonica suonata da un vagabondo si diffondeva nell'aria.
Malinconica.
Faceva sentire agli uomini il peso della loro solitudine.
Jesse si voltò verso di lui.
Nessuno dei due sapeva come salutare l'altro.
Entrambi sembravano sentire di doverlo fare.
"Com'è tenere una cosa come quest'incontro e gli altri che ci sono stati e ci saranno segreta a quelli che chiami 'compagni'?" Chiese il ragazzo in tono di casuale conversazione.
"E' il mio lavoro. E' mio dovere tenerlo segreto. Non tradisco la loro fiducia facendolo." Rispose lo Sceriffo con tono altrettanto casuale.
"Ne sei così sicuro?"
Spada d'Argento rispose con un'alzata di spalle realizzando che preferiva non interrogarsi su quest'argomento.
E' così strano che non mi voglia rispondere. Dopo tutto io SO che sto facendo la cosa giusta.
"E tu? Com'è lavorare per i Dimensionali? Niente ripensamenti?" Chiese cambiando discorso.
Non era una domanda a caso.
Voleva veramente saperlo.
Questa volta fu il turno di Jesse di alzare le spalle.
"Come lavorare per chiunque altro. Solo che i Dimensionali pagano meglio, mi danno un grado più alto e più libertà di movimento. E altre cose che non hai bisogno di sapere. Quanto a rimorsi... perché dovrei averne?"
Una valanga di ragioni si affollarono nella mente di Spada d'Argento.
Tutto quello che poté dire fu: "Io non potrei mai farlo."
"Sai io non ho fratelli ne maggiori ne minori. Ma sono certo che se ne avessi uno sarebbe come te. Sempre impegnato a preoccuparsi che si faccia la cosa giusta. E' ovvio che tu non l'avresti mai fatto Sceriffo. Tu hai qualcosa da perdere, io no."
"Che vuoi dire?"
"Una famiglia, degli amici, una carriera, un passato. Tu li hai. Perché dovresti lasciarli?"
La realizzazione lo sorprese.
La domanda la formulò prima di pensarci: "Tu no?"
"Certo, come no? Non hai visto la folla di persone preoccupate quando me ne sono andato dal Comando di Cavalleria?"
No effettivamente non l'aveva vista. Ciò che aveva visto, anche se allora non ci aveva fatto molto caso era che persino i suoi compagni e ufficiali superiori sembravano preferire che se ne fosse andato.
Eppure era vero che Jesse era il migliore in accademia...
"Il generale FalcoBianco era preoccupato." Decise di menzionare.
"FalcoBianco. Sì e no con lui ci avrò scambiato 7 monosillabi. Forse 8. Come ci si può preoccupare per chi non si conosce? Non essere sciocco. Se non era per il buon nome dell'accademia la sua preoccupazione nasceva solo dal suo vivo 'senso del dovere'. E francamente me ne infischio del suo senso del dovere. No, io preferisco stare con i Dimensionali. Per quanto siano idioti almeno non sono ipocriti."
"GLI ESSERI UMANI NON SONO IPOCRITI!"
"E le cose non sono solo bianche o nere e le persone solo buone o cattive. Ci vediamo eroe. Salutami April. Ah già dimenticavo il tuo dovere ti impedisce di dirle la verità su dove hai passato la serata. E' comodo vero? Una giustificazione perfetta per una bugia."
Le parole giunsero soffocate visto che la frase fu pronunciata mentre Jesse si allontanava.
Evidentemente non era interessato in una risposta.
Ma Spada d'Argento era interessato a dargliene una.
Arrogante bastardo sempre troppo sicuro di sé!
E gliela gridò dietro in quella notte fredda.
"E quale sarebbe la tua giustifica se tu fossi al mio posto si può sapere? Io, diversamente da te, mi prendo delle responsabilità non mi curo solo di me stesso."
Jesse non si fermò.
Con la voce che si allontanava come il rumore dei suoi passi mentre la sua ombra oscura si mischiava con le tenebre della notte rispose con un tono che sembrava vagamente ironico: "E io diversamente da te non mi dipingo come un eroe nobile e buono. Dopotutto lo ammetto, io sono solo un uomo."
Spada d'Argento pensò a varie possibilità.
Corrergli dietro, gridargli dietro, cercare di farlo ragionare...
Le scarto tutte.
E solo allora si accorse che Jesse ormai era troppo lontano per prendere qualsiasi provvedimento.
E un pensiero piuttosto bizzarro gli venne in mente.
Lui, il Comandante dei Dimensionali non l'aveva salutato.
Il pensiero lo fece sentire vagamente in colpa.
Le buone maniere sono una cosa di cui è difficile liberarsi anche quando si potrebbero fare delle eccezioni.

Il Comando di Cavalleria mantenne la parola e passò segretamente le informazioni ai Dimensionali su Franklin Cougar, pazzo fanatico che pianificava di sterminare tutti gli abitanti dell'universo con un letale gas di sua invenzione.
I Dimensionali mantennero la loro parola e passarono a loro volta delle informazioni agli umani.
Jesse attuò la sua decisione di provvedere a incontrare 'zio Frankie'.
Come aveva predetto l'incontro fu letale per il 'povero vecchietto' di 35 anni.
L'adorata salma fu ritirata da Spada d'Argento stesso.
Lo 'zio' fu dichiarato morto per infarto provocato per la troppa emozione di aver incontrato un raggio laser.
April, Lampo e Colt non ne seppero mai nulla né di Franklin Cougar né delle 'trattative diplomatiche segrete' che il Comando di Cavalleria aveva con i Dimensionali.
E che Jesse e Spada d'Argento sbrigavano per i rispettivi comandanti.


Note dell'autrice:
Ok... non sono troppo fiera di questo pezzo... non c'è molta trama è più che altro un dialogo in cui metto a confronto i miei due personaggi preferiti, Jesse Blue e Spada d'Argento. A proposito, non ci sono prove che ci fossero relazioni 'ufficiose' fra il Comando di Cavalleria e i Dimensionali ma siccome è una cosa che si fa/si dice si faccia in guerra ho pensato di utilizzarla in questa fic. Perché se ne occupano Jesse e Spada. Beh, Jesse è una scelta facile. E' umano ed è in gamba. Quanto a Spada... lui era un agente speciale del Servizio Segreto degli Sceriffi Stellari. Quando l'hanno detto? Nella versione Italiana mai, si limitano a definirlo "un agente speciale degli Sceriffi delle Stelle" ma nel dialogo originale americano sono un pochino più specifici e così fidatevi Spada lavorava per i Servizi Segreti del Comando di Cavalleria e può benissimo essere che lo faccia ancora anche se "part time".
A proposito, voi sapete già che i copyright degli 'Sceriffi delle Stelle' non sono miei vero? Bravi! Beh ricordatevi anche che invece:
Franklin Cougar © J.J.. Lui l'ho creato io. E' MIO. Usatelo se volete ma per favore riconoscetemene i diritti, ok? ^_-


Fine

© 1999-2003 J.J.. E non dimenticate di scriverle cosa ne pensate!